Cinque anni di solitudine by Roberto Balzani

Cinque anni di solitudine by Roberto Balzani

autore:Roberto, Balzani [Balzani, Roberto]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Politica, Contemporanea
ISBN: 9788815310156
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2012-10-14T22:00:00+00:00


4. Gulliver in municipio

In compenso, però, la frantumazione dei legami comunitari, generata non dal venir meno della protezione pubblica, ma dal trionfo privato di un’ideologia, o, meglio, di una rappresentazione ideologica che liberalizzava tutto, dalle relazioni personali all’accesso illusorio ai beni più impensati, salvo ciò che davvero era da liberalizzare – la gabbia corporativa che aveva bloccato ai piani più bassi l’ascensore sociale, in movimento dal dopoguerra ai primi anni Settanta –; la frantumazione dei legami comunitari, dicevo, rendeva sempre più ingovernabile lo spazio pubblico italiano. I desideri degli individui, una volta scoperchiato il vaso di Pandora, invadevano la sfera collettiva e s’intersecavano con una politica «alla rovescia», che pareva uscita da uno dei viaggi di Gulliver: si parlava di federalismo, e si praticava il centralismo; si dissertava sulle libertà, ma giovani e donne, soprattutto se meridionali, erano prigionieri di un sistema che non dava loro futuro. I dati, poi, erano scomparsi: nessuna certezza su niente, nessuna educazione all’esercizio della critica e all’accertamento delle fonti. Gran parte della società aveva sostituito al «razionale» il «morale», cioè all’analisi il giudizio. Ma un giudizio fondato su percezioni non sorrette dai dati dell’esperienza – non c’è bisogno di scomodare Immanuel Kant per capirlo – è del tutto dipendente dal soggetto, e quindi privo di valore, universale o discreto che sia. Dunque, vivevamo (viviamo) in un universo di non-notizie generate da puri giudizi, tanto immorale nei comportamenti quanto apparentemente iper-morale (in realtà: moralistico) nel metodo. Eppure, i contesti che ci circondavano facevano riferimento a realtà ben precise, dai bisogni alla produzione, dalla ricerca al consumo. Lì non si barava, perché si poteva comparare correttamente: e allora, i risultati apparivano alle diverse comunità coinvolte – di addetti ai lavori, in prevalenza – indeclinabili, mentre libera e controversa ne restava l’interpretazione. Di tutto questo – del nesso fra elementi fattuali e interpretazione – oggi non v’è quasi più traccia nel discorso pubblico, anche a livello locale. A tal punto che i famosi «numeri», anche quelli offerti da agenzie terze o indipendenti, vengono accolti o rifiutati in base all’imperscrutabile occhio moralistico con i quali li si guarda.

La realtà, così, si perde in un gran mare di parole; e noi sindaci, attratti istintivamente dal fare come necessità «di missione», siamo costretti a nuotare fra titoli a sensazione e smentite, interviste e interviste di rimando, ballons d’essai e palloni frenati, convegni e chiacchiere e di nuovo convegni, siluri e controsiluri, in un gioco inutile, nel quale una classe dirigente al tramonto dissipa le sue ultime energie. Mi sembra talvolta d’interpretare il film di Sidney Lumet, Quintet, assurda competizione per la sopravvivenza compiuta da protagonisti presi solo dal ruolo, fino a farlo coincidere con la loro quotidianità, in una glaciazione prossima ventura, con le risorse al lumicino e la specie in via di estinzione. Ma la mia vita non è questa. La mia vita è quella della mia famiglia, delle persone a cui voglio bene, del mio lavoro, dei ragazzi che sono chiamato a formare nelle aule dell’Università. La vita



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